ANNA AND PAOLA MARINUZZI

Versione Italiana

1. Come avete iniziato il vostro viaggio con la ceramica?

Anna – Il primo incontro è stato da bambine, quando nostro padre ci portava a visitare l’ultima fornace rimasta nell’Etruria, era la fornace dei fratelli Ricci a Vetralla, nella Tuscia meridionale. Indescrivibile l’emozione di poter entrare da bambine in un luogo che sembrava uscito da una di quelle storie fantastiche che ci raccontavano per farci addormentare. Il laboratorio era in una grotta scavata nel tufo e in fondo, al di là di un muro, c’era la fornace che per noi, che eravamo davvero molto piccole, sprofondava in un luogo buio e misterioso, probabilmente verso il centro della terra, chissà dove. Così nella nostra immaginazione, che si confondeva con la realtà, era come se il ceramista, per cuocere i suoi vasi, avesse in qualche modo a che fare direttamente con il magma, quello che vedevamo uscire dai vulcani. I fratelli Ricci erano come due maghi che raccoglievano con la loro carriola la terra magica in un luogo misterioso di un bosco lì vicino e la trasformavano, meravigliose brocche, pentole, animali e pignatte che riuscivano a creare facendo uno straordinario incantesimo. Ecco, sicuramente lì abbiamo incominciato ad imparare qual è il processo produttivo nella ceramica. Ogni volta, prima di andare via, rubavamo da un mucchio di terra magica lasciata a maturare al sole una pallina di quell’argilla, pensando così di portarci a casa un pezzetto di quel segreto, per poter provare noi a ripetere l’incantesimo.


2. Cosa vi piace dell’argilla come materiale?
Anna – La duttilità, la peculiarità sperimentale, la vastità delle possibilità da esplorare, ma allo stesso tempo anche la rigorosità dell’aspetto tecnico che sembra un limite ma che noi consideriamo come una base solida su cui fondare tutte le esperienze sperimentali, anche le più azzardate. E poi la chimica e la fisica dei colori cotti. La luce che producono. In realtà per noi il primo approccio professionale è stato la ceramica come colore. Mia sorella Paola veniva da studi di pittura all’accademia di belle arti di Roma e io di architettura e ci siamo ritrovate assieme ad eseguire lavori di decorazione su vari supporti. Tra questi anche la ceramica. Solo dopo un paio di anni abbiamo incominciato a modellare.


3. Creazione a mano o al tornio? O entrambi? E perché?
Anna – Lavoriamo con tutte le tecniche possibili e la scelta dipende da ciò che vogliamo ottenere. La tecnica per noi è il mezzo attraverso il quale arrivare ad un punto che ci prefiggiamo, non è mai fine a sé stessa. Forse anche perché lavoriamo assieme, partiamo dall’idea di raggiungere un obiettivo su cui ci mettiamo d’accordo e cerchiamo il procedimento migliore per arrivare a quello che ci siamo prefisse. Ogni ceramica che realizziamo per noi è una nuova avventura. Ognuna di noi però, all’interno della collaborazione, è specializzata in qualche aspetto specifico.
Io mi trovo a lavorare di più al tornio e alla progettazione degli oggetti e mia sorella Paola, lavora più a mano, a lastra, con qualche stampo e cura la parte degli smalti e delle cotture, entrambe però lavoriamo in qualsiasi modo sia per noi possibile scambiandoci anche i ruoli. Lavorare al tornio per me è piacevole perché lo considero quasi come un esercizio di meditazione. Il tornio per me è un po’ ipnotico. Quando lavoro al tornio la porcellana ho bisogno di una tale concentrazione che tutto quello che c’è dentro e fuori di me deve sparire all’istante, altrimenti faccio un disastro. Lavorare a mano invece rappresenta il silenzio della libertà assoluta.
Paola – Lavorare a mano mi è più congeniale, lavorando a mano sento di avere più possibilità, di cambiare percorso, di provare e di inventare sul momento.

4. Il vostro tipo preferito di argilla/materiale? Terracotta, porcellana, ecc. ecc.

Anna – La porcellana è meravigliosa perché è liscia, gradevole al tatto, morbida, lieve, bianca, pura, ma nello stesso tempo ha carattere, nel senso che è difficilissima da dominare, io credo che si debba anche assecondare.
Paola – Io non ho preferenze, ogni materiale ha le sue peculiarità, la scelta dipende da quello che voglio realizzare.

5. Ceramica funzionale o scultura? O entrambe e perché?
Anna – Non sento molto la differenza. Per me è importante l’osservazione e lo studio della ceramica funzionale, perché racconta molto del contesto sociale che l’ha prodotta, tanto che spesso la storia culturale dell’umanità è stata suddivisa in periodi caratterizzati dal tipo di utensili usati. Pensando agli oggetti prodotti nell’epoca attuale, a me pare che, la linea di demarcazione tra oggetto d’uso e scultura sia andato via via alleggerendosi. L’automazione ha tolto qualsiasi significato al vecchio concetto di lavoro necessario a produrre beni d’uso. I beni d’uso li producono le macchine e all’uomo resta il lavoro di ricerca, apprendimento e di potenziamento del carattere “estetico” dell’oggetto. Quindi credo che l’oggetto d’uso, prodotto a mano, abbia acquisito un carattere diverso rispetto al passato, forse ancora da definire.
Paola – mi interessa lavorare sull’oggetto d’uso che oltre all’importanza di avere l’utilità può essere anche l’icona di un’idea, per me lavorare sull’oggetto significa anche stare in ambito più “pop”, mi piace però lavorare anche alla creazione di un’opera o ad un’installazione che comunque comunicano un messaggio, un’idea, o una posizione nello spazio sociale, pensando che, quest’opera potrà agire, esistere, anche in un contesto più “classico” rispetto al contesto dell’oggetto d’uso.


6. Lavorare con l’argilla è un processo lento, lavorate su più pezzi contemporaneamente? Come strutturate la vostra realizzazione?
Anna – Dipende, a volte lavoriamo su più pezzi contemporaneamente, soprattutto se dobbiamo produrre qualcosa in serie. a volte capita di essere completamente catturate da un pezzo impegnativo, soprattutto se c’è una scadenza imminente, che magari ci occupa tutto il tempo e lo spazio del laboratorio. A volte, prese dalla fretta, cerchiamo di velocizzare il processo con asciugature forzate, non dormendo la notte, incrociando le dita e sperando che tutto possa andare a buon fine.

7. La ricerca è una grande tappa in ogni processo artistico e creativo. Dove prendete le vostre idee? Ispirazioni? Le vostre creazioni sono un chiaro mix di forme, funzionalità, usi differenti. Come decidete le forme e le forme che create?
Anna – Osserviamo le persone, quello che fanno, cosa pensano, come vivono in quel momento e poi le idee vengono non sappiamo nemmeno noi da dove. Vengono da un luogo misterioso della nostra memoria. La fonte d’ispirazione può essere ovunque. Sicuramente siamo state influenzate da tutta la produzione ceramica italiana. Siamo nate e viviamo a Roma e la Roma antica è un po’ come un organismo dotato di uno scheletro di terracotta. Le costruzioni di epoca romana erano rivestite di travertino, ma una volta spogliate, rivelano la loro logica strutturale attraverso la disposizione di laterizi, e sulle fondamenta di epoca Romana è poggiata la Roma attuale. Poi i tanti musei da visitare nel nostro paese, i tanti laboratori e le tante produzioni presenti sul nostro territorio. Poi ci ha influenzato l’arte in generale in tutte le sue forme, specialmente la musica. Ci ha influenzato anche la moda italiana, i cartamodelli che si usano nella tecnica sartoriale sono stati d’ispirazione per costruire alcune delle nostre forme. La natura poi è una grandissima fonte d’ispirazione, visto che abbiamo la fortuna di avere da sempre un giardino, inoltre Roma è una città ricca di riserve naturali e di parchi, ville e giardini meravigliosi che si possono raggiungere in poco tempo e che costituiscono l’occasione per una passeggiata benefica a contatto con la natura.

8. Vivete in Italia, in che modo questo ambiente influenza il vostro lavoro?

Paola – Noi due insieme abbiamo girato l’Italia, visitando i musei e cercando le produzioni ceramiche tipiche locali. L’Italia, per le sue caratteristiche geografiche e la sua storia, ha un territorio che racchiude moltissimi piccoli territori differenti, ognuno con le sue influenze straniere e le sue caratteristiche peculiari. Tutto questo rende l’Italia un territorio molto vivace, dove la creatività attinge molta energia dall’interazione ed i raffronti tra realtà e culture. Nord e Sud, freddo e caldo, un vaso per mantenere l’acqua calda ed uno per mantenerla fresca. Differenze e divari tra realtà economiche, noi siamo influenzate da tutto questo.

In Italia, tuttora in forte prevalenza, si lavora la maiolica, quindi la bassa temperatura. Noi, da sempre, avremmo voluto utilizzare anche le alte temperature. Quando abbiamo iniziato la nostra esperienza con l’alta temperatura era l’anno 2004, e all’inizio il lavoro è stato complicato, ci sentivamo due pioniere. Allora in Italia le alte temperature erano quasi esclusiva della fabbricazione industriale, dico quasi perché c’era in Italia qualche ceramista scultore del nord che utilizzava le alte temperature ma era, sempre, qualcuno che lavorava in una città dove c’era un’industria di rivestimenti o di laterizi o anche una manifattura di stoviglieria e che quindi poteva utilizzare competenze o materiali ed attrezzature che erano proprie dell’industria sulla quale si appoggiava. Dai rivenditori dove ci fornivamo abitualmente non c’era disponibilità dei materiali, degli impasti, degli smalti per l’alta temperatura. Dovevamo dire più volte che lavoravamo l’impasto di porcellana e non la porcellana a terzo fuoco e che avevamo bisogno ad esempio anche di una piastra per il forno che resistesse fino a 1300 °C. Adesso sembra assurdo ma era proprio così e dovevamo chiedere di garantirci che la piastra acquistata non fondesse nel nostro forno. Quando abbiamo iniziato a lavorare a mano la porcellana ed il grès, nel nostro paese, ci sentivamo due aliene, con la globalizzazione adesso sta cambiando tutto, abbiamo potenzialmente a disposizione i materiali di tutto il mondo e possiamo confrontarci più facilmente in ambito internazionale.

9. Lavorare con l’argilla è in un certo senso molto terapeutico; che rapporto avete con l’argilla?

Paola – Un blocco di argilla morbida dà pace e serenità, per reidratare e impastare l’argilla indurita ci vuole pazienza, battere l’argilla per comprimerla può essere uno sfogo. A chi non conosce la ceramica vogliamo dire che nei procedimenti della lavorazione della ceramica i difetti sono frequenti e quasi sempre irreversibili e il difetto che si presenta dopo la cottura è incorreggibile e rende il pezzo irrecuperabile, questo è un presupposto da sottolineare.

Abbiamo sempre pensato che chi ha a che fare con l’argilla deve avere delle qualità speciali, pazienza, forza e delicatezza allo stesso tempo e grande capacità di sopportare la frustrazione perché la crepa e la rottura sono sempre in agguato come difetto irrecuperabile dello smalto cotto. La pazienza e l’accortezza che servono per aspettare gli indurimenti e seguire le essiccazioni, per rispettare il tempo di latenza della cottura e del raffreddamento del forno sono le stesse che servono per l’accudimento di un bambino appena nato. L’apertura del forno poi provoca sempre un’emozione con brivido. Lavorare l’argilla fa esercitare a sopportare la sconfitta. Crediamo che saper rinunciare e saper ricominciare sono qualità che, una volta acquisite, possono risultare molto utili per vivere serenamente. A volte, quando interviene anche il caso, estraendo un pezzo dal forno si può provare una gran bella e indimenticabile sorpresa e poi la soddisfazione di avere saputo creare qualcosa di reale che non esisteva prima se non nella nostra mente è un’emozione bellissima che fa bene.

10. Avete una routine, una giornata tipo?
Anna – La mattina mi alzo molto presto perché l’alba per me è il momento migliore, il più tranquillo, ha una luce di un rosso caldo accogliente, quasi tutti dormono, non squilla il telefono e io ho davanti una giornata tutta nuova da affrontare. Quindi incomincio a lavorare molto presto perché a quell’ora trovo la concentrazione migliore. Se sto ancora lavorando all’idea esco presto e cammino, perché mentre cammino mi sento libera di spaziare con la mente e di fantasticare su quello che vorrei realizzare. Altrimenti mi metto a lavorare per ore ed ore senza preoccuparmi troppo dei ritmi, spinta dal desiderio di vedere il risultato finale.

11. Su cosa state lavorando in questo momento?
Anna – Stiamo provando impasti per noi nuovi, dopo anni che lavoriamo con la porcellana Limoges siamo riuscite a trovare la porcellana cinese della città di Jingdezhen, la capitale mondiale della porcellana ed è stato molto emozionante avere tra le mani questo impasto. La prima prova è stata entusiasmante, la sua plasticità il candore e la trasparenza mi hanno sbalordita. Speriamo tanto di saper rendere giustizia a questo preziosissimo materiale.
Paola – Quindi ci stiamo occupando prevalentemente di questioni tecniche. Visto che stiamo usando “nuovi” impasti stiamo mettendo a punto nuovi smalti e nuove coperture. Nei miei progetti poi c’è la costruzione di un forno a gas e la cottura in riduzione.

12. E cosa avete in corso? Una nuova collezione, mostre, qualcosa di esposto?
Paola – Abbiamo una nostra installazione ceramica “Islands” alla Biennale internazionale della Ceramica di Aveiro in Portogallo e il nostro progetto di design di una zuppiera è al MIDeC a Laveno Mombello.


13. Uno (o quanti volete) artista/ceramista/vasaio a cui vi ispirate? C’è uno stile di pittura e il lavoro dell’artista che ammirate in particolare?
Anna – Non c’è un ceramista in particolare che ci ispira, ma ce ne sono talmente tanti che ammiriamo che a nominarne uno ci sembrerebbe di fare un torto a tutti gli altri. Potrei fare i nomi di quelli che abbiamo scoperto all’inizio: Picasso, Mirò, Malevič, Fontana, Bruno Gambone, Nino Caruso, le sculture di Ontani realizzate dalla storica Bottega Gatti.
Paola – Anna ed io amiamo tutte le arti, antiche e moderne, per quanto riguarda la ceramica abbiamo sempre ammirato sia gli artigiani che lavorano sulle forme tradizionali e mantengono vivo il sapere tecnico sia gli innovatori che fanno passi avanti.
In pittura io amo le dinamiche dei colori e la pittura astratta, non cerco ispirazione nel lavoro di altri artisti. Ammiro Paul Cézanne, uno dei miei pittori preferiti perché è stato un grande innovatore che attraverso il suo lavoro ha creato un ponte tra l’arte realista della fine dell’ottocento e la pittura astratta del novecento. Mi piacciono tantissimo i colori di Cézanne, il tono locale che è riuscito a dare ad ogni suo quadro è prodigioso.

14. Un museo, una galleria da non perdere. E un libro che vi ispira?

Paola – Per noi da non perdere è il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma con i magnifici reperti che raccontano la vita del nostro popolo antico e misterioso degli Etruschi, da visitare anche La Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Per me un libro di riferimento importante è “Gli archetipi dell’inconscio collettivo” di Jung”. “Massime e riflessioni” di Goethe per Anna.


BIOGRAFIA
Anna e Paola Marinuzzi – Roma

Anna e Paola Marinuzzi, dopo gli anni della formazione, indirizzano il loro interesse verso l’arte della Ceramica, un ambito nel quale hanno sempre visto ampie possibilità di ricerca e studio di forme innovative. Paola Marinuzzi (Roma 1961) si diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti. Anna Marinuzzi (Roma 1963) mentre frequenta la facoltà di Architettura inizia a collaborare con Paola nel suo piccolo studio. Dopo aver approfondito lo studio della tecnica ceramica, frequentando corsi e seminari, ne ampliano la conoscenza attraverso un lavoro di ricerca personale orientata alla sperimentazione. Sono interessate prevalentemente alla forma, il loro lavoro che è finalizzato all’innovazione attraversa varie fasi, dalla rottura della morfologia tradizionale degli oggetti d’uso, alla creazione di un modellato inconsueto che sovrappone alla forma base piccoli elementi significanti che rimandano ad “altro” ad esempio al lavoro sartoriale o ad alcuni elementi prediletti dell’Arte Povera, fino allo studio di nuovi procedimenti costruttivi. Utilizzano diversi impasti, argille rosse, terre refrattarie, grès e porcellana, modellati quasi sempre a lastra, a colombino e al tornio a mano volante. Si dedicano insieme con passione dal 1989 alla ceramica e con le loro opere e i loro oggetti di design hanno preso parte a mostre nazionali e internazionali (Biennale Internazionale di Aveiro, Premio MIDec – Laveno , Biennale Internazionale di Manises, Biennale Internazionale de L’Alcora, Biennale Internazionale di Carouge, Coverings – Spectrum design tile competition – USA, Biennale del Design BIO23 – Lubiana, Double Trak – Trieste Contemporanea – Studio Tommaseo, Focus vessell – Keramikmuseum Westerwald, Palazzo delle Esposizioni – Faenza, Macef International – Milano, Galleria Fatto ad Arte – Monza) ricevendo premi e riconoscimenti (2016 Menzione d’onore al Premio internazionale Ceramica Made in Umbria “Il segno del Tempo”- Regione Umbria e ADI – Assisi, 2011 2° premio alla 81^ Exhibition of pottery and ceramics of La Rambla – Córdoba, 2009 2° premio The Alcalatén Prize – Concorso Internazionale di Ceramica de L’Alcora – Spagna, 1997 1° premio al 4° Concorso Nazionale “Viaggio attraverso la ceramica” – Vietri sul Mare). Le loro ceramiche fanno parte di collezioni pubbliche (MIDeC, Keramikmuseum – Westerwald, Museo della Ceramica di Manises, Collezione CERCO, Museo della Ceramica de l’Alcora, Comune di Vietri sul Mare, Ente Ceramica Faenza, Museo della Ceramica di Grottaglie, Comune di Lodi, Museo della ceramica di Castellamonte, Comune di Appignano, Museo Civico della Ceramica di Nove).

POTTERING AROUND. In conversation with Anna e Paola Marinuzzi – Rome

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